La sicurezza dei volontari nei luoghi di lavoro: il caso della sentenza della Cassazione Penale n. 25756/2024
Di Rolando Dubini, Foro di Milano, Cassazionista
La sentenza della Corte di Cassazione n. 25756 del 2 luglio 2024 affronta un tema cruciale: la tutela della sicurezza sul lavoro per i volontari. Il caso trattato riguarda una volontaria di un rifugio per cani che è stata aggredita da un pitbull, con conseguenti lesioni gravi. Questo incidente ha portato alla condanna del gestore del rifugio per non aver rispettato le norme sulla prevenzione degli infortuni.
La posizione di garanzia del datore di lavoro
La “posizione di garanzia” è un concetto fondamentale nelle norme di sicurezza sul lavoro. Essa attribuisce al datore di lavoro la responsabilità di adottare tutte le misure necessarie per prevenire infortuni e proteggere la salute dei lavoratori. Anche se l’imputata non era formalmente il datore di lavoro, la Corte ha riconosciuto che, di fatto, esercitava funzioni direttive all’interno del rifugio, assumendo quindi le stesse responsabilità di un datore di lavoro formale.
Questo principio giuridico è stato consolidato anche in precedenti sentenze della Cassazione, come nel caso del 2008, in cui la Corte ha affermato che la posizione di garanzia non riguarda solo i lavoratori subordinati, ma si estende anche ai volontari, se l’attività viene svolta in un ambiente che può essere considerato un luogo di lavoro.
Dispositivi di protezione e formazione
Un punto critico della sentenza riguarda la mancata fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI) e l’insufficiente formazione dei volontari. Il Decreto Legislativo 81/2008 impone al datore di lavoro di garantire la sicurezza non solo dei dipendenti, ma anche dei volontari, attraverso la formazione sui rischi legati alle attività svolte. Nel caso in esame, il gestore del rifugio non ha rispettato questo obbligo, non fornendo i DPI né le istruzioni necessarie per lavorare in sicurezza con i cani, soprattutto quelli più pericolosi.
L’importanza della formazione e dell’informazione
La sentenza evidenzia quanto sia essenziale formare e informare adeguatamente tutti coloro che operano in un ambiente di lavoro. Anche i volontari devono essere istruiti sui rischi specifici delle attività che svolgono e sui comportamenti da adottare per prevenirli. La Corte ha sottolineato che la mancanza di queste misure di prevenzione costituisce una violazione grave, soprattutto in situazioni che comportano rischi elevati, come la gestione di cani aggressivi.
Conclusione
La sentenza della Cassazione Penale n. 25756 del 2024 rappresenta un’importante conferma del fatto che le norme di sicurezza sul lavoro si applicano anche ai volontari. Chi gestisce strutture che impiegano volontari deve garantire la sicurezza sul lavoro adottando tutte le misure previste dalla legge, senza trascurare la formazione, l’informazione e l’uso dei dispositivi di protezione.
In definitiva, la sicurezza sul lavoro è un diritto di ogni persona che opera in un ambiente lavorativo, indipendentemente dal tipo di contratto o dalla natura volontaria del rapporto. Questo caso dimostra che chi non adotta le giuste precauzioni può incorrere in gravi conseguenze legali, ma soprattutto mette a rischio la salute e l’incolumità di chi lavora.